17 Feb Come il mare ad occhi chiusi / Elena Grilli
"Tu non sai di cosa sono capace..."
“Tu non hai idea di cosa sono capace, idiota” è la frase che Dalia, giovane psicologa ancora indecisa su cosa fare della sua vita, mormora a denti stretti ogni volta che si sente trattare come se fosse un’inetta, una fanciulla fragile e smarrita. Dalia, protagonista di “Come il mare ad occhi chiusi” è in realtà molto più intelligente e capace di tutti coloro che cercano di proteggerla. Nessuno, in realtà, in questo giallo appassionante e veramente ben costruito, soprattutto tenendo conto che si tratta di un romanzo d’esordio, è ciò che sembra. O, piuttosto, siamo noi che ci fermiamo alla prima impressione, rinunciando a conoscere le persone per ciò che sono veramente. E’ “l’effetto alone”, conosciuto in psicologia come la tendenza che abbiamo a farci un’idea generale su una persona basandoci su un aspetto di come appare: così una persona molto bella ci sembrerà anche intelligente, o una piccola e mingherlina viene giudicata innocua e non particolarmente forte.
Ho apprezzato lo stile, scorrevole, pulito e chiaro, e a tratti anche ironico.
La trama è ben costruita: Dalia si trova suo malgrado coinvolta in un omicidio. Un barista viene ammazzato nella sua casa. Sulla mano ci sono dei segni misteriosi, che fanno pensare a un ultimo messaggio da decifrare. Ben presto Dalia, che inizia ad indagare su quel codice segreto, si rende conto che la sua stessa vita è in pericolo e non sa più di chi potersi fidare. Nemmeno del bel giovane tenebroso che inizia a trovarsi sempre alle calcagna.
E poi c’è il mare delle Marche, un mare che si rivela a tratti spaventoso e inquietante, come le onde che si agitano nel profondo di ciascuno di noi.
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