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non esisto alberto schiavone

Non esisto / Alberto Schiavone

"Odio amo rido piango ma non ricordo più come si fa a vivere, la mia vanità ha ormai troppi spifferi e nessuno specchio. Sono sola. Non esisto"

Non esisto di Alberto Schiavone

La sensazione di non esistere per gli altri, che vanno avanti con le proprie vite, per la società, per una città di persone che si vivono accanto, spesso senza nemmeno vedersi.

E’ quello che accade Maria, giovane donna che esce dal carcere e, quando le porte si chiudono dietro di lei, davanti si trova il nulla.

Non ha più una famiglia, non ha amici, non ha un posto dove andare. E così, mentre vaga per le strade e dorme dove capita, a nessuno importa che fine abbia fatto una persona che ha pagato il proprio debito con la giustizia. Una riflessione importante, quella che ci propone Schiavone, sul carcere e soprattutto sul dopo. Perché, se la pena deve servire in una società civile a riabilitare chi ha sbagliato, d’altra parte occorre mettere la persona nelle condizioni di reinserirsi nella società.

E credo che ci sia un messaggio anche per noi: quanti “invisibili” ci passano accanto, ogni giorno, e ne ignoriamo completamente l’esistenza? Forse aprire gli occhi e almeno “vedere” chi dorme su una panchina, o si aggira affamato, servirebbe a rendere questo mondo un po’ meno ingiusto.

Lo stile è scarno, duro, a tratti lirico e coinvolgente e permette al lettore di immedesimarsi nella storia di Maria.

La trama

Una donna esce da un cancello. È quello del carcere, dove ha passato lunghi anni della sua vita. Lì dentro c’è stata una storia, e fuori ad attendere Maria ce ne deve essere per forza un’altra. Che direzione prenderà adesso la sua vita che la reclusione ha spezzato a metà? Maria prova a riprendere il filo della propria esistenza con testardo abbandono. Dormire, mangiare, lavorare: attività banali, che si rivelano terribilmente difficili in un mondo che conosce la punizione ma non il perdono, che chiude gli occhi sulle creature ai suoi margini e in cui le persone come Maria semplicemente «non esistono».

Eppure Maria ci prova, anche quando tutto sembra rotolare, quando persino amare è difficile in tutta quella libertà in cui gli esseri umani si muovono, quasi sempre inconsapevoli di quanto sia arduo imparare a nuotare senza nessuno che te lo insegni, tenendoti sospesa sull’acqua. Alberto Schiavone tratteggia una figura di donna tenera e feroce, e la pone nel campo di azione più contraddittorio, quello in bilico tra giusto e sbagliato, tra libertà e prigione. Rovesciandoci addosso una domanda: ad attendere Maria c’è davvero la libertà a lungo sognata, o solo un altro recinto? Ma soprattutto: quando la gabbia viene aperta, è davvero possibile spiccare il volo?

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