18 Lug La stanza delle mele / Matteo Righetto
I segreti tornano sempre a galla attraverso le leggende
Recensione La stanza delle mele di Matteo Righetto.
Una scoperta bellissima, questo romanzo ambientato ai piedi delle Dolomiti, tra il 1954 e i giorni nostri. Nelle parole di Matteo Righetto vive la montagna, quella vera, con la sua vita, i ritmi della natura, la fatica, il sacrificio. Una montagna che è segnata da due Guerre che hanno seminato odio e dolore, che rimangono nella memoria collettiva e nelle leggende sussurrate, tra gli abeti e i panorami meravigliosi di quei luoghi.
Si sente che l’autore la montagna ce l’ha nel sangue e la conosce perfettamente. Ho adorato ogni pagina di questo libro, le descrizioni e i personaggi di Giacomo, dei suoi nonni, di Tina Khaler. Dalle Dolomiti, poi, il salto a Venezia, “la città più bella del mondo, tenuta a galla grazie alle montagne più belle del mondo”, ogni pagina regala sensazioni ed emozioni ed è veramente un peccato finirlo.
La trama
Estate del 1954, Giacomo Nef ha undici anni e con i due fratelli maggiori vive dai nonni paterni a Daghè, sulle pendici del Col di Lana, nelle Dolomiti bellunesi. “Tre case, tre fienili, tre famiglie.” I bambini sono orfani e l’anziano capofamiglia li tratta con durezza e severità, soprattutto il più piccolo.
Il nonno è convinto infatti che Giacomo sia nato da una relazione della nuora in tempo di guerra e lo punisce a ogni occasione, chiudendolo a chiave nella stanza delle mele selvatiche. Lì il ragazzino passa il tempo intagliando il legno e sognando l’avventura, le imprese degli scalatori celebri o degli eroi dei fumetti, e l’avventura gli corre incontro una tarda sera d’agosto. Con l’approssimarsi di un terribile temporale, Giacomo viene mandato dal nonno nel Bosch Negher a recuperare una roncola dimenticata al mattino.
Mentre i tuoni sembrano voler squarciare il cielo, alla luce di un lampo scopre vicino all’attrezzo il corpo di un uomo appeso a un albero. L’impiccato è di spalle e lui, terrorizzato, fugge via. Per tutta la vita Giacomo cercherà di sciogliere un mistero che sembra legato a doppio filo con la vita del paese, con i suoi riti ancestrali intrisi di elementi magici e credenze popolari. Matteo Righetto conosce profondamente il mondo arcaico della montagna, durissimo e al contempo vivo di profumi, sapori, dialetto e leggende. Ce lo restituisce nel suo romanzo più maturo e incalzante. Leggerlo è una corsa notturna nel bosco, con il cuore in gola.
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