Sotto il vulcano / Malcom Lowry

No se puede vivir sin amar

Sotto il vulcano di Malcom Lawry
“Era come se in quel momento stesse contemplando al di là della sterminata pianura e oltre i vulcani l’enorme tumultuoso azzurro oceano stesso, percependolo ancora dentro il cuore: l’impazienza illimitata, la brama incommensurabile.”
Un grande romanzo che ho scoperto quasi per caso. Impegnativo, psichedelico a tratti, profondo, doloroso. Una storia di aspettative disattese, amore impossibile, desiderio inestinguibile, alcol, dolore e morte.
In una sola, interminabile giornata, durante la festa dei morti in una città immaginaria del Messico veniamo trascinati nel vortice della vita di un console ormai senza più lavoro e in preda all’alcol, la bella moglie Yvonne, impegnata in un estremo tentativo di salvarlo, e Hugh, fratello di lui.
Sopra loro incombono due vulcani, ancora attivi. Ma ci sono anche le rovine del palazzo che fu teatro del tragico amore tra Massimiliano e Carlotta. Tutto è simbolico.
Firmin, il console, si è consumato dal desiderio di rivedere la moglie, che lo ha lasciato un anno prima. Ma al suo ritorno non riesce nemmeno ad abbracciarla. Lei torna, ma in realtà è come se in una giornata intera non riuscissero nemmeno a incontrarsi.
La natura intorno “parla” al console. Il panorama si rispecchia nel tumulto dell’anima. Così come la guerra che si preannuncia in Europa, siamo nel 1938.
Notevole anche il personaggio di Hugh, fratellastro del console, anche lui divorato da un desiderio che riversa nella musica, nei viaggi per mare, nell’impegno politico.
“Una Divina Commedia ubriaca”, così Lowry definì questo sofferto e autobiografico testo al quale ha lavorato per dieci anni (e che salvò anche dal rogo di un incendio) e che ha subito diversi rifiuti. Ma che è un assoluto capolavoro, di quelli che ci mettono di fronte all’abisso dell’animo umano, tra bisogno di fede, amore e disperazione.
No se puede vivir sin amar

La trama

Nel 1947, dopo dieci anni di lavoro e rifiuti editoriali, di sbornie furiose e disavventure assortite (compreso un incendio dove il manoscritto rischiò di andare perduto), usciva sul mercato anglosassone il secondo libro di uno scrittore inglese poco noto. L’autore era Malcolm Lowry e il romanzo s’intitolava “Sotto il vulcano”. Venne subito acclamato come un capolavoro e, nel giro di poco tempo, diventò prima un classico moderno e poi un film di John Huston.

Raccontava la storia maledetta di un ex console britannico di stanza in una città immaginaria del Messico e delle sue ultime ore di vita – nel Giorno dei Morti del 1938 – insieme a una moglie, innamorata ma infedele, e a un fratellastro, idealista ma sleale. Ma soprattutto, con uno stile epico e modernista insieme, raccontava una vita in compagnia dei demoni dell’alcol e dei fantasmi del passato, all’ombra di un minaccioso vulcano e del fatalismo messicano.

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