
13 Feb Opinioni di un clown / Heinrich Böll
"Un simile impostore non ha neppure bisogno di mentire per essere sempre al posto giusto"
In questo periodo ho bisogno di leggere libri “forti” e mi sembra che nessuna novità che mi passa sotto gli occhi sia abbastanza. Mi sono anche chiesta se non sia ormai a un punto della vita in cui i libri migliori li hai già letti nel periodo tra l’altro della gioventù in cui ogni pagina è una scoperta sulla vita, su te stessa. Non ci sarà per me un’altra Madame Bovary, o Anna Karenina? Con i Fratelli Karamazov, con La montagna incantata, Morte a Venezia, i Promessi Sposi, i racconti di Poe… Ci sarà mai qualche altra lettura in grado di darmi così tanto?
Sono sicura di sì. C’è sempre un nuovo libro da scoprire, una nuova emozione da provare, un altro personaggio con cui gioire, soffrire, innamorarsi.
Si tratta di un romanzo forte, intenso, spietato, ma anche colmo di malinconia e che sa lasciare il sorriso amaro proprio del clown. Si parla della Germania che vuole ripartire dopo il passato nazista, che si costruisce una nuova immagine di democrazia e modernità.
La trama
Come tutti i clown, Hans Schnier si serve di una maschera per svelare la verità, e così facendo le sue pantomime diventano una critica, sarcastica e feroce, al miracolo economico della Germania, che con il nuovo benessere liquida troppo sbrigativamente, insieme al passato, le proprie responsabilità storiche. Anche nell’ipotesi di dover rinunciare a tutto, persino alla professione, Hans conserva il gusto della denuncia, dello smascheramento e le sue “opinioni” saranno accuse sempre più pungenti rivolte alla società opulenta e ipocrita in cui vive, un mondo che ha smarrito ogni autentico valore.
Incapace di accettare avvilenti compromessi, finirà a mendicare sui gradini della stazione di Bonn; pur segnato dalla disperazione, il suo rimarrà l’unico vero volto fra le tante maschere. Capolavoro della narrativa tedesca del secondo Novecento, “Opinioni di un clown” destò vivaci reazioni, divenendo un caso politico oltre che letterario: «un libro così innocuo», dirà Böll vent’anni dopo la pubblicazione, che «ha suscitato tanto scalpore».

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