27 Nov L’ora di greco / Han Kang
Pubblicato alle 18:55
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Mentre avanziamo un passo dopo l'altro su una stretta trave da ginnasta, scartando coraggiosamente le conclusioni errate
L’ora di greco di Han Kang
“Mentre avanziamo un passo dopo l’altro su una stretta trave da ginnasta, scartando coraggiosamente le conclusioni errate, oltre la rete di sicurezza delle risposte che ci diamo vediamo ondeggiare il silenzio simile a uno specchio di acqua livido. Eppure, continuiamo a interrogarci e a darci delle risposte. Anche se i nostri occhi sono immersi nel silenzio, nella quiete minacciosa di quell’acqua livida che sale – e non cessa un istante di salire”.
Una poeta che non riesce più a parlare. Un insegnante di greco che sta perdendo la vista. Nell’essenzialità del silenzio l’incontro tra due anime sole.
Una lettura non semplice, che a tratti turba, un libro bellissimo sulla fragilità del nostro essere nel mondo. La parola è ciò che definisce e ci lega agli altri. Han Kang è dolce e spietata allo stesso tempo.
La trama
In una Seoul rovente e febbrile, una donna vestita di nero cerca di recuperare la parola che ha perso in seguito a una serie di traumi.
Le era già successo una prima volta, da adolescente, e allora era stato l’insolito suono di una parola francese a scardinare il silenzio. Ora, di fronte al riaffiorare di quel mutismo, si aggrappa alla radicale estraneità del greco di Platone nella speranza di riappropriarsi della sua voce. Nell’aula semideserta di un’accademia privata, il suo silenzio incontra lo sguardo velato dell’insegnante di greco, che sta perdendo la vista e che, emigrato in Germania da ragazzo e tornato a Seoul da qualche anno, sembra occupare uno spazio liminale fra le due lingue.
Tra di loro nasce un’intimità intessuta di penombra e di perdita, grazie alla quale la donna riuscirà forse a ritornare in contatto con il mondo. Scritto dopo La vegetariana e definito dal la stessa autrice «quasi un suo lieto fine», L’ora di greco si insinua − avvolto in un bozzolo di apparente semplicità − nella mente del lettore, come un «assurdo indimostrabile», una voce limpida e familiare che arriva da un altro pianeta.
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