14 Nov La casa dei silenzi / Donato Carrisi
Un nuovo caso per Pietro Gerber
La casa dei silenzi di Donato Carrisi
Pietro Gerber è tornato. E non mi potevo perdere il nuovo romanzo di Donato Carrisi, per me un appuntamento fisso in libreria. E anche questa volta sono stata presa dal labirinto che riesce a intessere intorno al lettore. Le indagini dell’ “addormentatore di bambini” sono sempre per me inquietanti e appassionanti. Il gioco funziona perfettamente, con il colpo di scena che funziona molto bene e un finale soddisfacente.
Ci sono anche riflessioni interessanti sulla coscienza, la percezione che abbiamo della realtà, degli altri e di noi stessi. Perché la mente è un mistero e plasma la realtà nella soggettività di ciascuno.
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La trama
“Mi chiamo Pietro Gerber ma qui a Firenze, dove vivo da quando sono nato, tutti mi conoscono come l’addormentatore di bambini. Sono un ipnotista, come lo era mio padre, e con l’ipnosi aiuto i bambini a elaborare traumi e a superare paure e fobie. Non sembrerebbe, ma il mio è un mestiere pericoloso. Perché la mente dei bambini è un labirinto ed è facile smarrirsi e non riuscire più a tornare. Forse è proprio questo che sta succedendo a Matias. Ha nove anni e da tempo ha un sogno ricorrente. Da troppo tempo.
Ormai Matias ha paura di addormentarsi, perché in sogno gli fa visita qualcuno che non dovrebbe esistere. Una donna dall’aria triste e vestita sempre di scuro e che non parla mai. La signora silenziosa abita i suoi sogni come uno spettro, come una presenza inquietante che tracima nella realtà. Non dovrebbe essere nient’altro che un sogno, ma allora… Allora perché sento che la signora silenziosa è reale? Allora perché sento nel silenzio il ronzio di un immenso sciame di insetti? Allora perché sento che perfino la mia casa, vuota e solitaria, è infestata da fantasmi? E se la storia della signora silenziosa fosse ancora tutta da scrivere… Come la mia? Mi chiamo Pietro Gerber, sono l’addormentatore di bambini, e di colpo ho paura di dormire. E ho ancora più paura di stare sveglio.”
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