06 Mar Prima della rivolta / Michele Turazzi
"Nel nostro mondo può succedere qualsiasi cosa" le rispose. "Non ho idea di quali leggi esisteranno domani".
Prima della rivolta di Michele Turazzi.
E’ il 2045 a Milano. Non sono passati nemmeno così tanti anni rispetto a oggi, ma il mondo è completamente cambiato. Niente di inaspettato, per carità, a cominciare dal clima. Innanzitutto fa sempre più caldo, il sole rovente si alterna a piogge torrenziali. I ricchi si sono trasferiti in montagna.
Non si viaggia più, ci si sposta poco, i voli low cost sono spariti e l’aeroporto di Linate è un grande luogo di divertimento notturno, tra paradisi artificiali e malavita. Le tensioni sociali sono sempre più forti, i flussi migratori diventano insostenibili e c’è una nuova chiesa, l’Apocalisse, comandata da donne, che predica l’estinzione. Le vite sono controllate strettamente da identità digitali, droni che sorvolano la città e dalla Digos che ha assunto un potere enorme.
In città, però, si respira un clima elettrico. Si prepara una rivolta tra chi sogna un mondo nuovo, diverso, e chi difende l’ordine costituito. Milano è pronta a guidare un nuovo cambiamento.
In tutto questo scenario c’è un poliziotto, Alberto De Santa, che continua a credere nella giustizia. Ha un amico, un rivoluzionario, Salim Barthez. Le loro vite si sono divise, ormai, ma si intrecceranno di nuovo nel caso di un’indagine che vede De Santa, che in passato si è macchiato proprio per le amicizie “sconvenienti” con gli antagonisti, impegnato per un omicidio.
E mentre l’energia elettrica e le risorse non bastano più per tutti, la città deve trovare un nuovo entusiasmo per continuare a guardare avanti.
Si tratta di un noir distopico che mi ha coinvolta da subito, per il mondo che Turazzi dipinge, popolato da un’umanità che sembra ormai rassegnata all’estinzione. Lo stesso De Santa, che si porta addosso un pesante senso di colpa, non sa più in cosa credere. Eppure c’è una scintilla, con un colpo di scena finale, che fa capire a ciascuno qual è il proprio posto e che fa credere di nuovo che un mondo diverso è possibile.
Anche se poi, un nuovo ordine di potere potrà riportare la giustizia o creerà soltanto un nuovo sistema di dominio?
Ho apprezzato molto il modo in cui Turazzi descrive la Milano “tropicale” del 2045, tra un campo di profughi a Pioltello, i tentativi di architettura sostenibile e i luoghi storici del centro come la Torre Velasca.
Una narrazione avvincente e coinvolgente, il coraggio di scrivere qualcosa di diverso e una trama gialla che appassiona fanno il resto.
Ascolta qui la mia intervista a Michele Turazzi su Rvl La Radio
La trama
Nel 2045 gli effetti del riscaldamento globale sono estremi: il mare ha conquistato le coste, la Pianura Padana sperimenta temperature eccezionalmente alte, le giornate torride si alternano a estenuanti periodi di piogge. Colpita da una spinta migratoria sempre più forte, Milano è una città sovrappopolata e scossa da pulsioni sociali contrastanti.
D un lato gli Antagonisti, che propugnano l’avvento di un nuovo socialismo; dall’altro i Frontisti, che vogliono preservare lo status quo; in mezzo, un’immensa massa anonima che cerca di sopravvivere un giorno alla volta.
Dopo un esilio sulle Alpi durato cinque anni, il commissario capo Alberto De Santa rientra nella sua Milano per indagare sulla morte di Renato Valsecchi, imprenditore nel campo del solare, filantropo, nonché membro della Chiesa dell’Apocalisse, la religione ormai predominante nel paese.
Causa del decesso? Intossicazione da tetrodotossina, il veleno che si trova nel fugu, o pesce palla, un piatto costoso e alla moda. De Santa conduce le indagini in una metropoli sul punto di esplodere: nell’aria si avvertono attese e timori, preparativi di attacco e contrattacco.
Ovunque, manifesti con il volto di Gulliver Sacco, un ragazzo ammazzato durante un corteo. A breve sarà il quinto anniversario della sua morte.
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