17 Giu Ferrovie del Messico / Gian Marco Griffi
"Essere lirici e ironici è la sola cosa che ci protegge dalla disperazione assoluta"
Ferrovie del Messico di Gian Marco Griffi
Se ogni libro è un viaggio, “Ferrovie del Messico” di Gian Marco Griffi è una lunga e ipnotizzante avventura lungo i binari della storia, delle domande capitali dell’umanità, ma anche della letteratura. Sono più di 800 pagine che vorresti non finissero mai, in cui la scrittura magistrale di Griffi non scivola nel mero esercizio di stile, ma riesce a essere sempre densa di significato, emozione, tragicità o ironia. “Essere lirici e ironici è la sola cosa che ci protegge dalla disperazione assoluta” scrive, a un certo punto, l’autore e credo che questa frase rappresenti la sua cifra stilistica.
Non si può raccontare, questo libro che è nato anche grazie a un editore coraggioso e visionario, Laurana, che ha scommesso su una storia sulla quale non credo che il mercato editoriale attuale avrebbe facilmente investito (e il passaparola dei lettori ha fatto il resto). Bisogna leggerlo. Bisogna lasciarsi trasportare attraverso le voci dei personaggi, di persone che hanno vissuto in un’epoca terribile della nostra Italia, nel momento finale e più duro del regime fascista, e che vediamo soprattutto attraverso gli occhi di Cesco Magetti, un uomo tranquillo, afflitto dal mal di denti, che si trova a dover svolgere un compito impossibile. L’ordine arriva addirittura dalla Germania Nazista. Come sempre, quando la Storia irrompe nelle vite delle persone.
Tanti i personaggi che ho amato. Tilde, Firmino, Lito, Feliciano. In questo viaggio mi sono commossa, divertita, arrabbiata. Mi ci sono ritrovata e anche persa. Un vortice che mi ha accompagnata fino alla fine della storia che, ovviamente, non rivelo. Ma che non mi ha delusa come temevo a un certo punto. Proprio tutto quello che un romanzo dovrebbe fare.
La trama
Se cercate dell’avventura, in questo romanzo ne troverete a bizzeffe. Se cercate della letteratura, con questo romanzo ne farete una scorpacciata. I luoghi e i tempi: Asti, Repubblica Sociale Italiana, febbraio 1944; su e giù per le ferrovie del Messico, tra gli anni Venti e gli anni Trenta del secolo scorso.
I personaggi (non tutti): Cesco Magetti, milite della Guardia nazionale repubblicana ferroviaria, tormentato dal mal di denti, incaricato di compilare una mappa delle ferrovie del Messico (l’ordine viene dall’alto, molto dall’alto); Tilde Giordano, ragazza bellissima e folle, imbevuta di letteratura, della quale Cesco si innamora all’istante e perdutamente; Steno, devotissimo fidanzato di Tilde, partigiano senz’armi; don Tiberio, prete di città confinato a Roccabianca a causa di certe sue insane passioni; Epa, cartografo samoano (delle Samoa tedesche); Adolf il Führer e la sua consorte Eva, alle prese con l’abuso di anglicismi; Angelo detto Angelino detto Angelito detto Lito Zanon, addetto cimiteriale alla bollitura di cadaveri; Mec il muto, suo sodale fin dai tempi in cui insieme costruivano ferrovie in Sudamerica…
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