13 Feb Tra le nostre parole / Katie Kitamura
"Ma io ero diversa. Non ero una di loro, non ero così".
Recensione Tra le nostre parole di Katie Kitamura.
La copertina fucsia e le 170 pagine potrebbero far pensare a una lettura rilassante e leggera. Non è così. “Tra le nostre parole” non è un libro assolutamente pesante, ma nemmeno frivolo o disimpegnato. Anzi, riesce a racchiudere storie, vite, concetti e riflessioni. Un libro “denso”, così lo definirei.
Come le parole: possono risuonare con diversi significati, colpire nel segno, lasciare indifferenti, commuovere, ingannare, illudere. Lo sa bene chi, come la protagonista di questa storia, fa l’interprete. Una giovane donna che da New York si trasferisce a L’Aja per fare l’interprete alla Corte Penale Internazionale.
Un tribunale in cui si giudicano crimini orrendi contro l’umanità. Dove le parole da tradurre possono essere anche molto pesanti.
Ho apprezzato l’ambientazione della storia, che ci porta direttamente in uno dei tribunali più importanti d’Europa, e il disagio che mi hanno provocato le descrizioni dell’autrice. Il modo che ha di raccontare i personaggi ha qualcosa di estremamente vero e disturbante. Il messaggio che ho colto nella storia è che bisogna affrontare ciò che spaventa e che non si comprende per capire veramente cosa si vuole e chi si è davvero. Credo che sia molto attuale anche il tema delle radici e della ricerca di un luogo dove sentirsi a “casa”.
Un po’ difficile per me leggere i libri in cui i dialoghi vengono scritti senza virgolette.
La trama
Una giovane donna di origine giapponese, nata a Singapore, cresciuta in Francia e poi trasferitasi negli Stati Uniti, arriva all’Aja per lavorare come interprete alla Corte penale internazionale. Multilingue, ma senza radici, è in cerca di un luogo in cui sentirsi se stessa, un luogo da chiamare «casa». Nel tessere una prima rete di relazioni, si ritrova presto coinvolta in un ribollire di drammi personali. Con Adriaan, l’uomo separato dalla moglie ma ancora legato a quel matrimonio, con cui comincia una storia d’amore; con Jana, l’amica gallerista che assiste a un apparentemente casuale atto di violenza che diventerà un’ossessione per la nostra protagonista. E con l’imputato, un ex presidente di Stato cui deve prestare la sua voce in traduzione, colpevole di crimini così orrendi da crearle importanti problemi etici. Silenziosa e introversa, dominata da passioni tranquille, la giovane interprete si ritrova ad affrontare dubbi legati all’amore, al potere, alla violenza, sia nelle sue relazioni più private, sia nel lavoro alla Corte.
Tutto questo minaccia di sopraffarla, ma la condurrà a capire che cosa, nella vita, vuole davvero. Con echi di Un cuore così bianco di Javier Marías, Tra le nostre parole affronta la ricerca del segreto nascosto dentro ogni essere umano. Come in un thriller, una forte suspense caratterizza una vicenda dove le motivazioni personali spesso si scontrano contro una realtà molto diversa da come era stata immaginata, e Katie Kitamura è bravissima nello scandagliare i sentimenti e il disorientamento dei suoi protagonisti.
Tra le nostre parole di Katie Kitamura è stato nominato dal New York Times tra i dieci migliori libri dell’anno. Qui l’elenco dei cento migliori secondo il Times, nell’articolo originale.
Tra questi c’è anche Crossroads di Jonathan Franzen. Qui la mia recensione.
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