05 Feb Delitto e Castigo / Fedor Dostoevskij
"A volte l’uomo è straordinariamente, appassionatamente innamorato della sofferenza"
Un libro che cambia la vita
Recensione Delitto e Castigo di Fedor Dostoevskij. Come si suol dire, quando “si apre un mondo” è il momento in cui si inizia a guardare tutto con una luce diversa. Posso dire senza esagerare che l’incontro con Dostoevskij ha cambiato il mio rapporto con la lettura, con i libri e influenzato i miei gusti, le mie passioni e anche le mie scelte di vita. Parlo di Delitto e Castigo perché ha rappresentato il primo incontro, anche se l’apice della gioia di leggere Dostoevskij è arrivato con i Fratelli Karamazov. Ritengo che i Karamazov siano una lettura impegnativa, mentre Delitto e Castigo, non fosse altro che per il numero di pagine, è molto più accessibile ed è un’ottima chiave di accesso al mondo dell’immensa letteratura russa.
Il senso di colpa e la ricerca di espiazione
Delitto e castigo trascina il lettore nella mente di un omicida e lo accompagna attraverso il labirinto del senso di colpa per il fatto commesso, fino all’espiazione della colpa. Il romanzo è un viaggio labirintico tra le pieghe della coscienza e dell’animo umano. E’ la letteratura profonda, che tocca i temi principali dell’esistenza e delle domande che l’uomo si pone sul proprio essere nel mondo. Dostoevskij parla di amore, morte, odio, di un’umanità precipitata sul fondo e poi risollevata dalla ricerca e dall’incontro con Dio. Dai punti più bassi dell’io fino alle vette dello spirito. Il tutto con una scrittura magistrale.
Un protagonista indimenticabile
I personaggi dei romanzi di Dostoesvkij sono indimenticabili: non solo il protagonista di Delitto e Castigo, Raskolnikov, ma anche Sonja, e poi, ad esempio nei Karamazov, Aliosha e Dimitrij. Attenzione perché Dostoevksij dà dipendenza: letto un romanzo si vorrebbe poi leggerli tutti. L’impresa più ardua, però, per me dopo aver letto classici di questo calibro è ritornare alla normalità. Dopo aver visto il Sole, come nel mito della Caverna di Platone, è difficile riabituare la vista alle cose della terra.
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